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ULISSE COMPIE 30 ANNI!
In occasione del nostro 30esimo anniversario, Vi omaggiamo con un ricco programma di eventi librari per tutti i gusti.

Mercoledì 22 maggio alle 19:00 
Lorena Antonioni
Racconta i suoi viaggi e i suoi incontri tratti dal suo ultimo libro
TUTTO D'UN FIATO
(Santelli Editore)

Ingresso libero

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Lorena, giovane viaggiatrice affamata di incontri e di magia, ci porta con sé in un viaggio che tocca i punti più disparati del mondo. Ogni tappa diventa occasione di preziosi imprevisti: un tè nel deserto offerto da un beduino, un paesaggio che supera l'immaginazione, e gli sguardi, quelli che uniscono, a prescindere dalla lingua e dalla fede. "Tutto d’un fiato" è un tuffo tra le storie, i racconti e le emozioni private, che si mescolano a quelle di viaggiatrici leggendarie, che hanno intrapreso la loro personale avventura per superare i propri limiti attraversando il mondo.

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Nei trenta racconti che compongono il libro si susseguono storie curiose in cui la distanza tra uomo e natura si annulla. Sono storie che parlano di ambiente ma anche di noi, attraverso la voce di uomini e donne che hanno scelto di dedicarsi alla valorizzazione e alla cura  del territorio. I capitoli, intervallati dai disegni dell’autrice, mostrano come la vita delle piante si intrecci inevitabilmente a quella umana e, proprio per questo, meriterebbe più attenzione e gratitudine.

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Attraverso il metodo che Renato Barilli definisce di arte e cultura materiale, scorrono i secoli e i movimenti artistici dal periodo arcaico al contemporaneo. 
All'inizio lo stile quasi astratto dei primi reperti soprattutto vascolari dell'arte greca arcaica, poi l'evolversi di una cultura che va affermandosi nel corso della storia europea fra tecniche e scelte di raffigurazione. 
L'autore dà massimo risalto ai contributi teorici di colui che definisce vero apostolo dell'arte moderna, Marshall McLuhan, con l'aggiunta della svolta data da Lucien Goldmann che ha permesso di congiungere le innovazioni nel livello alto dell'arte con quello basso dei procedimenti materiali. 
Arrivando al Novecento, Barilli vede una competizione tra il meccanomorfismo tipico del cubismo e le intuizioni del nuovo elettromorfismo marinettiano fino allo scontro tra Duchamp e De Chirico, l'uno che guarda in avanti verso soluzioni sempre più avanzate, l'altro che riscopre il passato e contribuisce a generare il revivalismo che costella il Novecento artistico.
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Il barattolo di metallo della colla Coccoina, il vaso di ceramica bianco e blu di Amarena Fabbri, la mitica tazzina marrone della Coppa del Nonno: forme iconiche entrate nella memoria collettiva di generazioni di italiani. Dall’immagine all’immaginario il passo è breve, e da quella porta si accede alla storia del design e del costume. Sessanta aziende che rappresentano l’eccellenza del made in Italy hanno aperto i propri archivi per questo libro straordinario, che racconta e analizza le confezioni più celebri prodotte dall’industria italiana, concentrandosi su quelle che non sono mai cambiate negli anni (o anche nei secoli). E allora ecco la latta gialla del Burro Soresina, le scatoline delle Pastiglie Leone, i barattoli del Borotalco e del talco Felce Azzurra, il tubetto del triplo concentrato di pomodoro Mutti, la bottiglia di Amaro Lucano, il pacchetto delle caramelle Morositas e tanto altro ancora. Marchi, prodotti e pack differenti vengono qui riuniti per la prima volta a illustrare le ragioni del loro successo, nonché il ruolo e l’importanza della confezione che spesso l’ha determinato, facendosi simbolo e sintesi dell’identità del brand. Tra scatole, barattoli, bottiglie e altri sorprendenti contenitori, ecco la prima grande enciclopedia del packaging italiano senza tempo.
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L’Intelligenza Artificiale è parte integrante della nostra vita e della società in cui viviamo, un prodotto diretto del progresso
tecnologico e dell’evoluzione umana. Inizialmente concepita come strumento, come mezzo per rispondere alle nostre
esigenze quotidiane, assume progressivamente le sembianze di un’entità, un interlocutore con cui relazionarsi in modo
naturale. Oggi ci assiste rispondendo alle nostre domande, scrivendo per noi le risposte, formulando testi complessi,
trasformando le nostre indicazioni in immagini.
Molti algoritmi di intelligenza artificiale vengono istruiti attingendo a contenuti multimediali, testi e documenti disponibili
online. Di conseguenza le informazioni usate per rispondere alle nostre domande, scrivere nuove storie e creare suggestioni
visive, non sono che una raccolta di creazioni, esperienze, idee e conoscenze umane digitalizzate. Sviluppando la IA stiamo
quindi definendo l’identità digitale della nostra specie, costruendo la possibilità di interagire con essa. Ai nostri input
seguono risposte sempre più umane, tanto da portarci a simpatizzare ed empatizzare con gli algoritmi con cui interagiamo.
Possiamo affermare che gli attuali algoritmi di IA siano dotati di un principio di coscienza?
Non una coscienza individuale, come è nostra abitudine concepirla, ma una coscienza sintetica collettiva nella sua forma
embrionale. Un embrione che evolverà, muterà, trascinando con sé anche l’uomo, che si scoprirà forse più vicino alla
macchina di quanto avrebbe mai immaginato.
Queste poesie, scritte da M.M. a partire dai primi anni 2000, sono state interpretate visivamente da un modello di Intelligenza
Artificiale (Midjourney) che ha trasformato i testi in immagini.
Non sono stati adottati espedienti tecnici per indirizzare l’elaborazione verso risultati prestabiliti, né i risultati sono stati
modificati o ritoccati. I soli testi delle intere poesie o parti di esse, nell’italiano originale o tradotte in inglese, sono stati utilizzati
come sorgente per la generazione di immagini o “fotografie sintetiche”, che seguono ogni poesia alternandosi a pagine
intenzionalmente vuote.
Tra centinaia di immagini elaborate, sono state selezionate le interpretazioni ritenute migliori dall’autore dei testi.
A dimostrazione dell’autenticità degli output, un codice univoco può indirizzare alla sorgente di ogni elaborazione.
Il lettore dovrà quindi dedicare lo stesso tempo e attenzione a testi e immagini, ricordando che il fulcro di questo libro non
sono né gli uni né le altre, ma piuttosto la relazione tra di esse, l’interazione tra sensibilità umana e Intelligenza Artificiale.
L’esperienza di lettura potrà aprirci a una visione della tecnologia come estensione di ciò che siamo, all’unione di materico e
virtuale, a nuovi modi di conoscere noi stessi.
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“Bevo birra e me ne frego” , è il motto di Marco, giovane bolognese che, in risposta ai vari traumi che ha dovuto affrontare, decide di non legarsi a nessuno e di trovare conforto in una monotona routine fatta di lunghe passeggiate, alcol e sigarette. Ma la vita si evolve, ed ecco che le sue certezze, come la presenza costante del migliore amico Robbi, si scontrano con eventi che sconvolgono la sua comfort zone. I cambiamenti, soprattutto quelli più dolorosi, sono un elemento centrale della vita di ciascuno e non si può fare altro che accettarli; per farlo, Marco capirà che è necessario avere una visione più ampia della propria esistenza, senza il timore di affrontarla.
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Attraversare una burrasca nella vita ed esserne travolta, andare alla deriva e sentirsi come una naufraga, cercare una scialuppa come ancora di salvezza sono tutte metafore del gergo marinaresco, che ben si addicono allo stato d’animo dell’autrice, voce narrante di questo viaggio. Senza esserne completamente consapevole, il navigare si era dimostrato terapeutico. Il mare è cura, è leggerezza di pensieri – essere e sentirsi in armonia col tutto. La nostra natura primordiale è essere anfibi: ci sviluppiamo nel sacco amniotico, una sorta di bolla in cui l’embrione fluttua. Tornare al mare è un po’ come ritrovare un’antica dimora. È un abbraccio materno. Un abbraccio liquido. Da cui il nostro benessere può ripartire. Per mettersi in moto più consapevole. Per essere passeggero di un viaggio senza confini.

 

In viaggio con un metodo arcaico, fuori tempo, non tecnologico, un navigazione nei tempi dell’umano, non del sovrumano..

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Il testo propone una modalità di lettura, in chiave psicoanalitica, delle dinamiche che caratterizzano i gruppi di lavoro e i leader a capo delle istituzioni. Il concetto di “organizzazione malata” viene sviluppato attraverso chi la supervisiona, chi la abita e chi la dirige. Ai concetti teorici riguardanti le dinamiche relazionali interne ai gruppi, descritti nella prima parte del testo, segue, nella seconda parte, una descrizione delle ipotesi di soluzione e di prevenzione delle dinamiche stesse. Il discorso del Padrone, dell’Isterico, dell’Analista e dell’Università sono i quattro tipi di patologie a cui un’organizzazione può andare incontro; a questi, derivati dalla teoria lacaniana, viene aggiunto il discorso del Re. L’autore descrive molteplici e differenti contesti, sanitari e non, facendo rimandi ad aziende quotate in borsa, a Fondazioni, a organizzazioni sanitarie e a realtà piccolo imprenditoriali (avvocatizie, editoriali, gestionali). Il lettore potrà trovare in questo libro una risorsa per migliorare la condizione dell’organizzazione in cui opera e per affrontare le proprie dif  coltà e angosce. La soluzione del centro vuoto, teorizzata da Massimo Recalcati, viene arricchita e applicata ai diversi enti presi in considerazione.​​​​​​​I contenuti sono frutto di un’esperienza ventennale di direzione sanitaria di strutture, ma, soprattutto, di anni di supervisione nelle realtà citate.
 

Tra l’XI secolo e la fine del Medioevo, le città italiane vivono una fase di straordinaria rinascita, soprattutto nell’Italia settentrionale e centrale, grazie alla crescita economica e all’affermarsi di un sistema politico, il comune, indipendente da qualsiasi autorità superiore. Nuovi palazzi pubblici, nuove chiese, cinte murarie, strade, ponti, piazze e fontane: ovunque l’utilità trova il proprio complemento nell’estetica. Il volto delle città ne emerge ridisegnato, secondo criteri architettonici e ornamentali tesi alla ricerca della bellezza, ormai individuata come strumento tra i più efficaci della propaganda del nuovo potere. Da Milano a Roma, da Venezia a Firenze, Pisa e Siena, da Spoleto a Perugia, da Parma a Ferrara e Modena, un itinerario storico denso, personale e a tratti affettivo, ci porta al cospetto dell’incredibile ricchezza dei centri comunali italiani, raccontando i circuiti politici, economici, religiosi, culturali da cui è scaturita un’esperienza unica nel panorama europeo.
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Montefosco, paese dell’Appennino Tosco-Emiliano, pochi giorni prima delle elezioni del 18 aprile 1948. Il silenzio notturno è rotto dal rumore di una moto lanciata lungo la strada principale, mentre il suo guidatore canta a squarciagola con un accento straniero. Questo episodio si ripete per diverse notti, fino a che in una casa abbandonata viene trovato il cadavere di un uomo ucciso barbaramente, accanto alla sua motocicletta, una vecchia Guzzi GT 17 con sidecar. Bologna, 1972: in maggio le elezioni decreteranno l’inaspettato successo del Movimento sociale italiano- Destra nazionale. La giovanissima giornalista Penelope Rocchi, detta Lope, deve tornare a Montefosco, dove è nata, per scrivere un pezzo su Ardito Richeldi, candidato nelle liste del MSI e coinvolto in uno scandalo legato al finanziamento di gruppi neofascisti. Ardito è stato ucciso dai colpi di una Ruby, pistola degli anni ’30 di fabbricazione spagnola ormai sparita dalla circolazione. Spagna, 1936. Allo scoppio della guerra civile il comunista italiano Pedro e l’anarchico Bakunin – fuggiti dalle persecuzioni fasciste attraverso la Francia – si sono uniti alle Brigate Internazionali: è qui che Pedro ha incontrato la militante Golondrina, se ne è innamorato e con lei ha dato vita alla piccola Maria… C’è un filo rosso che unisce questi personaggi e le loro storie: toccherà a Lope Rocchi trovarlo, stringerlo tra le dita, riavvolgerlo fino a far luce su ogni evento. Perché solo le donne e gli uomini che sanno fare i conti con i fantasmi del passato sono davvero liberi. Tra la Barcellona insanguinata della guerra civile e l’Italia degli anni Settanta in cui le ombre nere tornano a serpeggiare, Francesco Guccini e Loriano Macchiavelli danno vita a personaggi vividi, indimenticabili, e ci regalano un grande romanzo sugli ideali per cui vale la pena di dare la vita, sulla storia che ritorna su se stessa e sull’amore che resiste.

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Un viaggio nella storia della cucina internazionale, raccontata attraverso i suoi protagonisti: i cuochi che hanno contribuito e stanno contribuendo a definire le tendenze, le idee, i menù e i piatti della gastronomia mondiale. Il passato glorioso dei grandi maestri e dei protagonisti influenti, ma anche dei personaggi storici, viene rivelato a partire dal presente della ristorazione tracciato dalle giovani promesse dei cinque continenti, in un doppio movimento che narra le radici, ma suggerisce anche possibili strade ed evoluzioni in cucina. Un progetto ambizioso mai tentato prima, che prende vita e colore in una grande infografica, un cielo di costellazioni che racconterà influenze, apprendistati, ma anche storie di amicizia e progetti condivisi.
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Rare e preziose, le perle hanno ispirato artisti e scrittori, conquistato in ogni epoca il favore di uomini e donne che le hanno incluse fra gli ornamenti prediletti. Culturalmente assai dense, sono emblema del lusso, della raffinatezza e della purezza, sinonimo delle vette di perfezione che può raggiungere madre natura. La Venere botticelliana fuoriesce da una conchiglia marina, quasi fosse una perla, evocando eterne nascite, un ciclo perennemente rinnovato di amore e procreazione. Allo stesso tempo simboleggiano anche dolore e perdita: quante perle nei funerali più chic... Il libro ci propone un viaggio avventuroso, dal Nuovo Mondo all’Asia, dal Venezuela al golfo Persico e a quello di Mannar, dalle piazze dello smercio più frenetico, come Venezia, Anversa e Siviglia, alla Cina e al Giappone: come venivano pescate le perle? chi le commerciava? chi le indossava? come giungevano nelle botteghe di orafi dalle mani sapienti e da lì, sotto forma di splendidi gioielli, nelle corti sfarzose a decorare i corpi e le vesti di re, regine, cortigiane e cortigiani? E quali erano i loro altri usi? Se il linguaggio che parlavano era soprattutto quello del potere, del prestigio e della bellezza, mille sono le sfumature che accompagnano la fortuna delle piccole sfere bianche e luminescenti lungo i secoli e fino ai giorni nostri.

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Si può ascoltare un brano rap, o vedere un film di Jordan Peele, cercandovi delle connessioni con gli antichi imperi africani? Le pagine di Blackness ci provano partendo dal rapporto che intercorreva tra Europa e Africa prima della tratta atlantica, quando ancora gli schiavi non erano solo neri e i padroni solo bianchi. Forse solo così è possibile osservare da un’angolazione inedita e sorprendente le dinamiche attraverso cui il popolo afroamericano si è mosso in campo musicale, sportivo e cinematografico, fino a scoprire in che modo certe traiettorie si sono riverberate fino a oggi.
Soffermandosi su dischi che hanno fatto la storia e piccoli capolavori sconosciuti, dal gospel profano di Ray Charles alle grandi produzioni Stax e Motown firmate da Otis Redding e Marvin Gaye, giungendo fino al retro soul di Charles Bradley e ai linguaggi ibridi di Beyoncé e Childish Gambino, si viene immersi in un universo affascinante e talvolta controverso. Una dimensione in cui si intrecciano gli interessi del capitalismo discografico e l’impegno dei movimenti attivisti, le schiacciate dell’NBA e i casi di blackwashing con cui l’industria del cinema cerca un pubblico sempre più vasto.
Se, come hanno mostrato Simon Reynolds e Mark Fisher, la musica è una chiave perfetta per decodificare la storia, a volte il processo può funzionare perfettamente anche al contrario.
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Quando Frantz Fanon scrisse I dannati della terra era consapevole dello scalpore che avrebbe suscitato e si augurava, nelle migliori delle ipotesi, che a quel libro seguisse quanto è poi effettivamente seguito in ambito scientifico, cioè che una nutrita e determinata schiera di scienziati iniziasse ad analizzare e decostruire gli impianti socio culturali del colonialismo. Non solo, Fanon (crediamo vivamente) si augurava che questo tipo di analisi fungesse da critica alla stessa società occidentale, per provare a rigenerarne una più consapevole degli strascichi spaventosi che ha lasciato sulla sua rotta per la "civilizzazione".
Oggi possiamo dire che gli auspici di Fanon si sono, parzialmente ma nitidamente, concretizzati; e lo sono grazie a uomini come Tobie Nathan, Georges Devereux, Piero Coppo, Roberto Beneduce solo per citarne alcuni, che con le loro ricerche hanno contribuito a creare un sapere sempre più intersecato con la realtà, cui seguono delle relazioni di cura estremamente efficaci proprio in virtù di queste intersezioni. 
Vincenzo e Salvatore sono, ad oggi, gli apici italiani dell'etnopsichiatria. Vi racconteranno, alla luce dell'esperienza di campo di Vincenzo in Mali, l'ontogenesi della disciplina etnopsicoterapeutica e al loro racconto si aggiunge l'inestimabile presenza di Madeleine e Nago che forniscono un punto di vista altro sulle questioni dibattute.
Pastori, carbonai, venditori ambulanti, contadini e mugnai, e poi guardie, ladri, ma anche eserciti, nazisti e partigiani: quanti passi, e per quanti secoli, sui sentieri dell’Appennino. Sembra di vederla questa umanità in cammino, tra valli e costoni, dove ora s’incontrano scarpe da trekking e giacche tecniche dai colori sgargianti.
Chi di passaggio, chi destinato a restare, tanti hanno impresso le proprie impronte su questo territorio, e ripercorrere il filo di quelle tracce significa soffermarsi di fronte a una casa in sasso, riposare all’ombra di un castagno, o dissetarsi a una fonte, e interrogarsi sulle storie che in quei luoghi sono nate o hanno avuto i propri protagonisti.
L’autore dà voce a quei racconti perché si possa continuare a tenere viva la memoria di un nostro passato, anche recente, ma che le nuove rotte della geografia umana sembrano relegare fuori dal tempo.
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Dalla cima dei monti Urali alle profondità del lago Baikal, la gelida Siberia è capace di avvolgere il visitatore in un calore inaspettato, grazie all’accoglienza dei suoi abitanti. Per molti attraversare due continenti via terra, viaggiando su una ferrovia lunga diecimila chilometri, è il sogno di una vita: questa guida vuole essere uno strumento per dare a tutti la possibilità concreta di percorrere la Transiberiana, scoprendo lungo il tragitto i segreti della Russia più profonda e misteriosa.
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Evanescente, destinata a perdersi nell'istante stesso in cui la cogliamo, la musica è aria che vibra. Difficile dunque usarne le tracce come si fa con una pergamena o un affresco. Eppure la storia è piena di suoni pervasivi e determinanti, legati a ogni agire umano: la guerra, la festa, la meditazione, il rito religioso. E allora proviamo a raccontare il passato sulle tracce degli strumenti utilizzati per produrre il suono: dai tamburi di antichi sciamani al flauto di Pan, dall'incanto degli ud dei giardini arabi alle voci nei monasteri e nelle cattedrali medievali, dalle tastiere della civiltà delle buone maniere alle fisarmoniche che seguono il viaggio degli emigranti, dalla chitarra che espresse la voce del popolo fino agli strumenti elettrici che crearono i giovani e il loro canto. Un viaggio europeo e mediterraneo alla ricerca dei suoni perduti, perché spesso proprio in questi si è insicritto il senso del mondo e delle vite delle donne e degli uomini che lo hanno abitato.
Nell'estate del 1986 un gruppo di ragazzi bolognesi, convinti da uno di loro, piemontese per parte di madre, decide di organizzare una squadra di balon. Non hanno mai visto una partita, non sanno come si gioca, ma ben presto con l'aiuto di un improbabile allenatore si appassionano al gioco e decidono di sfidare le squadre vere negli sferisteri nell'alto Monferrato. Inizia così la partecipazione con alterne fortune a una serie di tornei e nello stesso tempo il passato, sotto forma di una ragazza e della sua storia familiare, affiora e conferisce una piega imprevista e completamente diversa a quella che era iniziata soltanto come una storia di sport, fino al drammatico epilogo.
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La moda è coinvolta in un cambio di paradigma che ne trasforma il modello produttivo. Bellezza, creatività, eleganza e originalità, valori elettivi della moda, sono stati per molto tempo considerati estranei o antitetici a quelli della sostenibilità e del rispetto dell’ambiente. Oggi il confine che li separava è stato oltrepassato.

Il cambio di paradigma si è manifestato nel primo decennio del nuovo secolo con vibrazioni minime, diventate negli ultimi anni, in un brevissimo lasso di tempo, una grande onda che spinge in avanti, in modo ancora caotico e contraddittorio, gran parte dell’industria, inclusi i marchi leader che ora considerano l’impegno verso la sostenibilità una componente identitaria di primo piano. Un effetto è il ritorno sotto i riflettori dei materiali, la base indispensabile su cui i designer esprimono la creatività che resta il primo motore della moda. Con i materiali si rivaluta l’importanza delle filiere di produzione, dai filati ai tessuti, dai finissaggi che nobilitano i materiali alla manifattura dei capi e degli accessori.

Neo-materials in Circular Economy - Fashion è un quadro aggiornato delle trasformazioni in uno dei settori più rilevanti dell’economia globale. Partendo dall’analisi dei materiali, distinti in tre grandi aree (rinnovabili, non rinnovabili e da riciclo), il testo analizza poi il tema dell’utilizzo dell’acqua e delle sostanze chimiche e si conclude con una panoramica delle iniziative dei marchi, grandi e piccoli, in tema di sostenibilità. Arricchito da interviste ad alcuni dei protagonisti più innovativi del settore, questo volume si candida a diventare testo di riferimento su un tema ormai irrinunciabile per la moda.

Il digitale è fisico. Questo libro spiega in che modo la rivoluzione digitale impatta su clima, ambiente, lavoratori e società. Un manifesto per il digitale sostenibile.

Spegnete il computer! Il mondo digitale è meno verde di quello che sembra. Se non sapete che cos’è uno zettabyte e qual è il suo “peso carbonico” o se siete stufi di essere “profilati”, questo libro fa per voi. Perché spiega in modo chiaro che il cloud non è tra le nuvole ma in data center che consumano energia e producono CO2 ogni volta che spediamo una mail. 

Perché dice nero su bianco che il dominio delle Big Tech minaccia non solo l’ambiente, ma anche i diritti dei lavoratori, la nostra riservatezza, la trasparenza del mercato e delle elezioni. Perché denuncia la “monetizzazione” della nostra attenzione e del nostro tempo. Perché racconta come i “dati” siano diventati il petrolio del nostro tempo e perché invece dovrebbero essere dei “beni comuni”. Perché affronta il rapporto tra politica e web e il possibile ruolo della e-democracy. Perché ribadisce – come diceva Stefano Rodotà – che è necessario un “Internet Bill of Rights”.

Perché, ultimo ma non meno importante, permette di conoscere e praticare un “consumo critico” di tecnologia, di ribellarsi – senza essere hacker -, di progettare un web a basso impatto e di prevenire l’e-waste: per un mondo digitale pulito, aperto, rigenerativo. Il libro perfetto per chi vuole davvero capire che cosa sta facendo quando manda una mail, guarda un video o usa i social.

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Così eccoci: siamo arrivati all’autunno di questo strano anno. Pioggia, vento, foglie secche, funghi, vino, castagne e tutto quanto il resto. Io di mio ci ho fatto un libro; e mi son detto che forse non vi sarebbe dispiaciuto ascoltarne qualche storia..

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Il primo volume del ciclo che sto dedicando alle stagioni. Ho provato a raccontare tutto: dai primitivi durante l’ultima era glaciale, passando per greci e romani, per monasteri medievali e abeti decorati, sino all’invenzione di Babbo Natale. Ma la sfida era che suonasse come un racconto da leggere davanti al fuoco.

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Secondo volume del mio ciclo dedicato alle stagioni. Dove ho scoperto che raccontare le mezze stagioni non è affatto facile: natura, rinascita, desiderio, gioventù, c’è tutto questo e molto altro di noi nella storia della primavera.

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Senza il mare, fonte primaria di approvigionamento di ossigeno, non esisterebbero molte forme di vita.

Senza il mare, strada imprescindibile per gli spostamenti, non sapremmo realmente chi siamo. 

Senza il mare, sfondo di scenari ineguagliabili, non avremmo un rifornimento costante di quiete e positività. 

Eppure ne sappiamo estremamente poco; dalla sua storia geologica ai tesori che nasconde, da chi lo abita o chi lo ha abitato e da chi lo ha solcato in cerca di fortuna.

Per fortuna nostra, però, c'è chi se ne occupa e vuole farcene conoscere gli aspetti ignoti. Questo arduo compito toccherà, mercoledì 26 ottobre a partire dalle 18:30, al Professor Alessandro Vanoli, già nostro ospite lo scorso anno assieme al collega Storico Carlo Greppi autore de Il Buon Tedesco (Laterza).

La presentazione del Suo volume Storia del mare sarà il primo di una lunga serie di incontri che ci accompagnerà fino, nell'ottobre del prossimo anno, all'anniversario dei 30 anni di attività della Libreria Ulisse.

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Giazira scritture è nata per un gioco: viene fondata nel 2012 per l’uscita di “Giazira”, un mensile di satira scritto, ideato e diretto dallo stesso editore, Cristiano Marti. Col passare del tempo, l’esperienza del giornale attira curiosi e lettori, e con essi diversi progetti di scrittura. Un anno dopo viene prodotto il primo libro. E poi si sa: l’appetito vien mangiando.

Giovedì 23 a partire dalle ore 18, presso la Libreria Ulisse l'editore Cristiano Marti dialogherà con le autrici Eva Testa e Silvia Golfera per presentare i rispettivi volumi. 

Ingresso libero senza necessità di prenotazione.

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Da un lato Schiavon, vicedirettore de Il Resto del Carlino e scrittore, che ritrae il mondo a partire da storie agite in ogni angolo terrestre. 

Dall'altro Monti, ex inviato speciale de Il Corriere della Sera, che spiega ai lettori i dietro le quinte del mestiere e ciò che serve per poterne ripristinare i valori fondanti. Entrambi dialogheranno con Voi, dopo una brevissima introduzione, sui loro volumi e sulle tematiche che snocciolano.

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