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Open Science Day. La Notte Europea dei Ricercatori e la divulgazione scientifica aperta a tutti. I nostri consigli

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Venerdì 27 settembre si celebra a Bologna, così come in tante altre città italiane ed europee, la Notte Europea dei Ricercatori (qui il programma). Questa rassegna apre al pubblico più vasto i risultati, gli sviluppi, le innovazioni che le ricercatrici e i ricercatori italiani ottengono e producono grazie alle loro attività di ricerca. Non ci sono campi del sapere trascurati, ognuno di essi è importante e ogni acquisizione viene spiegata e fatta toccare con mano a tutti coloro che vogliono ascoltare. Un'occasione unica anche per poter far giocare e imparare i bambini tramite i laboratori e i workshop che i ricercatori e le ricercatrici stessi mettono in campo.

A nostro avviso, eventi del genere devono necessariamente acquistare visibilità agli occhi della comunità perché rappresentano occasioni uniche per poter accrescere le proprie conoscenze ed ampliare i propri orizzonti. E vista la non eccellente copertura mediatica su questa rassegna, proviamo a dargli risalto ricordandovela e dandovi alcuni suggerimenti bibliografici autorevoli in merito a diverse tematiche scientifiche che saranno toccate dai tanti eventi in programma.



Andrea Frova, Luce Colore Visione, Rizzoli
Andrea Frova, Luce Colore Visione, Rizzoli

Questo libro si propone di rispondere alle tante domande che nascono di fronte all’inesauribile sorpresa di poter vedere. Vi si spiega che cos’è la luce, come si genera, perché si propaga anche nel vuoto, perché può apparirci bianca o colorata. Si parla dei colori della natura e dei materiali e di come il sistema occhio-cervello li percepisce, andando incontro a curiosi effetti psicologici, a illusioni ottiche e miraggi. Il libro, pur non rinunciando al rigore scientifico, si rivolge a tutti coloro che nutrono curiosità per i meccanismi della percezione e per gli eventi del vivere quotidiano.



Douglas R. Hofstadter, Concetti fluidi e analogie creative, Adelphi
Douglas R. Hofstadter, Concetti fluidi e analogie creative, Adelphi

L’analogia è un processo intellettivo fondamentale – e misterioso. Forse anche per questo la scienza ne ha sempre diffidato, come se vi si celasse la minaccia di una perdita di rigore del ragionamento. Eppure l’analogia continua ad agire, a tutti i livelli. E alcuni grandi pensatori, da Platone a Simone Weil, hanno insinuato che solo l’analogia permette di accedere alla comprensione di realtà che altrimenti rimarrebbero opache. Così, con la giocosa immediatezza e a un tempo con la profondità già mostrata in Gödel, Escher, Bach, Hofstadter ha voluto rovesciare la prospettiva, affrontando il tema all’interno di una indagine innovatrice sui modelli computazionali della creatività umana. Impresa ambiziosissima, giacché in questo ambito ogni tentativo di meccanizzazione sfocia in un vicolo cieco: per programmare un calcolatore in vista di un qualsiasi risultato, infatti, occorre definire i processi con tanta rigida precisione che non è più lecito parlare di creatività. Ma qui si evita la trappola con il ricorso alle «analogie fluide»: il percorso creativo diventa un navigare a vista, scrutando in ogni direzione. E la stessa parola «creatività» comincia a perdere quei connotati incerti che così spesso la rendono fastidiosa e inutilizzabile.

L’attività di pensiero ha natura parallela: al modo di minuscoli esploratori, molti sottoprogrammi compiono piccoli atti subcognitivi indipendenti, li confrontano e collettivamente costruiscono strutture mentali coerenti. Hofstadter e i suoi colleghi del Gruppo di Ricerca sulle Analogie fluide saggiano il loro approccio in campi quali gli anagrammi, le successioni numeriche, i giochi matematici, la costruzione di alfabeti tipografici in stili diversi, la disposizione casuale di oggetti su un tavolo, e mostrano come già esempi così semplici pongano problemi che rappresentano una sfida continua a pensare in modo creativo. Ma ogni volta il programma si rivela capace di istituire analogie significative, di compiere salti logici, e anche di fornire più di una risposta giusta, o di distinguere tra risposte deboli o forti, ovvie o profonde – proprio come gli esseri umani.



Iain McGilchrist, Il padrone e il suo emissario, Utet
Iain McGilchrist, Il padrone e il suo emissario, Utet

Emisfero destro ed emisfero sinistro: una delle poche cose che tutti sanno è che il nostro cervello è anatomicamente diviso in due metà. Già gli antichi greci speculavano sulla possibile esistenza di un cervello bipartito, ma oggi siamo ormai al luogo comune, che tutti hanno sentito o letto da qualche parte, secondo il quale l’emisfero destro, quello “femminile”, sarebbe adibito alla creatività e alla sensibilità, mentre quello sinistro, più “maschile”, sarebbe predisposto alla logica e alla praticità: due modi inconciliabili di vedere il mondo.

Ma qual è la vera natura di questa dicotomia? Quanto c’è di scientifico e quanto di impreciso o fuorviante? Lo psichiatra, neuroscienziato e studioso di letteratura Iain McGilchrist ha dedicato una vita di studi a questo problema, ricavandone una tesi tanto affascinante e profonda quanto rigorosa e solida, basata su un approccio interdisciplinare che spazia da Platone a Freud, da Shakespeare a Roger Sperry, neuroscienziato vincitore del Nobel per le sue ricerche sulla specializzazione emisferica. Secondo McGilchrist, ciascun emisfero decifra la medesima realtà in un modo coerente, ma incompatibile con quello dell’altro: l’emisfero destro fa esperienza del mondo nella sua interezza e complessità tralasciando i dettagli, mentre l’emisfero sinistro è analitico ma per forza di cose frammentario. Quale delle due modalità guida il nostro comportamento?



P. Barbetta G. Scaduto, Diritti umani e intervento psicologico, Giunti
P. Barbetta G. Scaduto, Diritti umani e intervento psicologico, Giunti

Il volume affronta il tema del ruolo della psicologia alle prese con le gravi violazioni di diritti umani sia in termini teorici sia con riferimenti concreti.

Nei diversi contributi, si intersecano passato e presente – dal fenomeno dei desaparecidos al genocidio armeno, dalle persecuzioni razziali allo stupro di guerra, dal discorso omofobico ai diritti dei bambini –, esperienze personali e considerazioni oggettive di eventi che hanno costituito e costituiscono momenti in cui i diritti umani e le loro violazioni hanno assunto un rilievo importante.

In questo scenario, la psicologia non solo si fa portatrice di una prospettiva nuova e diversa, che si inserisce in un dibattito già condotto in varie sedi sotto il profilo storico, giuridico e sociologico, ma può svolgere un ruolo di primo piano nella riflessione sul superamento dei traumi causati dalle gravi violazioni dei diritti anche sotto il profilo clinico.



Matteo Ward, Fuorimoda!, DeAgostini
Matteo Ward, Fuorimoda!, DeAgostini

Quand’è che i vestiti hanno iniziato a essere un problema? Probabilmente nel 1678, quando il Re Sole decretò che da quel momento in poi sarebbero andati fuorimoda. Assieme al proprio ministro Colbert inventò le “stagioni”, con una mossa che spinse i nobili follower a rinnovare il proprio guardaroba almeno due volte l’anno, garantendo continui flussi di denaro alle casse statali. Da quell’innesco prese a formarsi l’ingranaggio perfetto che conosciamo oggi, da cui sembra impossibile sfuggire, che arriva a produrre oltre cento miliardi di capi all’anno, per la gran parte realizzati a prezzi stracciati e destinati nel giro di poco tempo a finire dimenticati in fondo ai nostri armadi o gettati via. Ma come può avere senso continuare così? Partendo da questa domanda Matteo Ward ci guida in una ricognizione attraverso l’insostenibilità del sistema moda contemporaneo, i quattro pilastri su cui poggia e sui quali possiamo far leva per contribuire a tracciare scenari migliori. Una prima possibile via di uscita alla portata di tutti? Dare ai vestiti lo stesso valore che diamo al cibo, perché una maglietta e un pezzo di pane provengono dalle stesse fonti essenziali ed entrambi hanno un impatto sul nostro organismo. Acquistare solo ciò che ci serve (o quasi), consumare meno e meglio, scegliere con consapevolezza, pretendere, per quanto possibile, maggiore chiarezza su ciò che compriamo, far sentire la nostra voce come consumatori e come cittadini.



Ludovic Slimak, L'ultimo Neandertal, Feltrinelli
Ludovic Slimak, L'ultimo Neandertal, Feltrinelli

Agosto 2015. Dopo venticinque anni di ricerche archeologiche in una piccola grotta nel sud della Francia, Ludovic Slimak rinviene i resti di un corpo. Nove denti e 1499 punte di selce attirano l’attenzione della sua squadra.

Il corpo potrebbe essere quello di uno degli ultimi Neandertal, ma i risultati delle analisi scientifiche più avanzate lasciano perplessi i ricercatori. Équipe provenienti da tutto il mondo iniziano a interrogarsi su questa scoperta. A chi ci troviamo di fronte? Il sito è molto stratificato e la cronologia difficile da decifrare.

Poco alla volta però le ipotesi, all’inizio azzardate, prendono forma. Il ritrovamento è destinato a riscrivere in modo radicale la storia degli ultimi Neandertal in Europa e, di riflesso, la comparsa di Homo sapiens sul continente.

Ludovic Slimak, tra i massimi esperti mondiali di società neandertaliane, accompagna il lettore in un viaggio incredibile e inaspettato, tra avventure antropologiche (sembrerà di entrare con lui nella Grotta Mandrin e di “sentire” la presenza dei nostri antenati più remoti) e diari scientifici. Racconta, con tono lirico e appassionato, la bellezza della ricerca sul campo, le delusioni per un risultato inaspettato, l’azzardo e l’intuizione di una teoria che trova finalmente riscontro in laboratorio.



Kevin Davies, Riscrivere l'umanità, Raffaello Cortina
Kevin Davies, Riscrivere l'umanità, Raffaello Cortina

Che cosa accadrebbe se l’umanità potesse alterare la sostanza stessa del codice genetico? Questa domanda è rimasta a lungo confinata al campo della fantascienza, ma tutto questo sta per cambiare, come ci rivela qui Kevin Davies.

Riscrivere l’umanità porta per mano il lettore all’interno dell’affascinante mondo di una nuova tecnica di editing genetico chiamata CRISPR, una potente cassetta degli attrezzi che permette di correggere il DNA di qualsiasi organismo, la cui scoperta è valsa a Emmanuelle Charpentier e Jennifer A. Doudna il Nobel per la Chimica 2020.

Davies aiuta il lettore a conoscere quella che è forse la più radicale conquista scientifica della nostra epoca, incontrando gli scienziati in prima linea nelle ricerche e i pazienti la cui storia commovente riporta il racconto a un livello più umano. L’autore chiarisce infatti le conseguenze che questa nuova tecnica può avere, risparmiando a milioni di persone gli effetti devastanti delle malattie ereditarie o i problemi che crea la disabilità.

 


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