Fa un caldo tremendo in città . L'asfalto brucia, i muri trasudano calore a ogni ora. Tutti cercano refrigerio. "Andiamo in montagna" pensano, "là sicuramente prendiamo aria buona. E poi i panorami..vuoi mettere?". Ecco, i panorami. Tutti da scoprire rivolgendo la testa in alto. Ma c'è chi lo ha già fatto tanto tempo fa e noi vi suggeriamo 4 letture, 2 nuove e 2 meno nuove, di coloro che hanno contribuito a farci alzare la testa e ammirare la maestosità delle altitudini.

Walter Bonatti sta scalando il Petit Dru, guglia ghiacciata del Monte Bianco. Improvvisamente si trova in un punto cieco, senza la possibilità di salire né di scendere; il nulla sotto gli scarponi, l'affollamento di pensieri che lo attanaglia ripensando a una situazione simile verificatasi un anno prima sul K2. Bonatti è di fronte a un bivio, la caduta nel baratro o il riscatto definitivo dopo le polemiche legate alla sua spedizione sul Karakorum. Quale strada sceglierà ? Leggete Solo di Diego Alverà e lo scoprirete.

L'antropizzazione della montagna è un processo sempre più enfatizzato dai meccanismi economici sottostanti la visita della montagna stessa. Impianti di risalita sempre più alti, vette sempre più calcate, spettacolarizzazione mediatica della scalata. Contro questa deriva, è stato proposto nel 2022 di scegliere una vetta, il Monveso di Forzo, che non sia più accessibile a nessuno e quindi 'sacra'. Il dibattito che ne scaturisce è l'oggetto del nuovo libro di E. Camanni La montagna sacra.

Una storia degli albori delle spedizioni è La grande avventura. Filippo De Filippi, medico torinese, si imbarca alla volta di Bombay nel 1913 per esplorare le zone montane interne dell'Asia. Dall'Himalaya occidentale al Karakorum, dal Turkestan cinese all'altopiano di Dèpsang nel deserto di Taklamakan. Una riscoperta della Via della Seta narrata da Marco Polo, dettata dal desiderio scientifico di mappare e conoscere l'ignoto geografico e le popolazioni locali. Il fascino che le esplorazioni di inzio XX secolo trasmettono non tramonta mai.

Alla fine del mondo non c'è l'ignoto ma le montagne. Questo è lo scenario che si apre in Patagonia ed è quello che ha sedotto Casimiro Ferrari, quasi sconosciuto alpinista lecchese che ha avuto il merito negli anni '70 di aprire pareti ancora inviolate come sull'Alpamayo, il Fitz Roy, il Cerro Murallon, il Cerro Riso Patron e la parete occidentale del Cerro Torre, la sua conquista più celebre. L'ultimo re della Patagonia è la sua inaspettata storia e quella di un territorio, la Patagonia, estremamente ricco di pathos.
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