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Maria Teresa Di Marco  Lydia Capasso

 

La cucina napoletana, assai più di altre tradizioni, ha in bocca la storia e lo spirito di una città che non ha uguali. Mastica la semplicità, gode dell’eccellenza dei prodotti e soprattutto esercita la creatività gioiosa che non si accontenta: a Napoli non basta mettere insieme il pranzo con la cena, ma occorre fare del cibo, come della vita, un boccone di piacere. È così che la tradizione popolare, ingegno del poco e del niente, ha corso accanto ai percorsi aristocratici della corte borbonica, segnata dall’influsso spagnolo ma soprattutto francese, in piatti sontuosi come i timballi, i sartù, o la pasticceria raffinatissima. 

Ma a Napoli tutto si tocca, si mischia, si confonde in un miracolo di identità e di sapore che funziona solo qui. “Mangiatori di foglie”, ovvero di verdure e di minestre a volte elaborate e ingegnosissime (come nel caso della celebre minestra maritata), i napoletani lo sono stati per antica tradizione e non hanno smesso al fondo di esserlo quando sono diventati, assai più recentemente, “mangiatori di maccaroni”.

La pasta, e in modo diverso la pizza, è il respiro di Napoli e della sua arte: celebra le vongole anche quando se ne sono fujute, fa della frittata di maccheroni una religione di scrupolose esattezze e dello scammaro di magro un piatto che consola. Ma al contempo costruisce attorno alla pasta e ai suoi formati fastose architetture con crostate, timpani, timballi, lasagne e le dedica, in un atto d’amore e di pazienza, i grandi sughi di lenta cottura (ragù, bolognese, glassa e genovese).

La cucina napoletana è una cucina che si arrangia meglio di qualsiasi altra, ma che in nessun caso si accontenta.

La Cucina Di Napoli

€25.00Price
  • Categoria: Cucina regionale

    Editore:  Guido Tommasi

    ISBN: 9788867531998

    Lingua: Italiano

    Pp: 264

    Formato: Copertina rigida, 18,2 cm x 29,2 cm

    Peso: 1,113 kg

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