C'era una volta un re, molto ma molto a sud di Pago Pago. Comandava, era obbedito, conquistava, era il centro di un vortice di avvenimenti, le leggende gli fiorivano attorno come l'ibisco durante i monsoni. Nel suo grande mantello da battaglia di piume di ara scarlatte stava annidata una pulce. L'epopea del re si consumava in fatti portentosi ma la pulce non ne era toccata e viveva la sua piccola banalità quotidiana, il rosso delle piume reali spento come un tramonto nuvoloso. Ci sono uomini come pulci, il grande paese dell'avventura si stende tutto attorno a loro ma essi non riescono ad uscire dalla valle angusta di una vita senza accadimenti, di ore senza speranze, di orizzonti bassi e soffocanti. Poi, durante una notte accidiosa, rullano improvvisi dei tamburi, lontani ben oltre i frangenti che segnano di una striscia bianca il nero delle onde: il richiamo è imperioso, si deve andare... Questa storia inizia proprio così.